La “Corsa dei Vaporetti” (o semplicemente, per antonomasia, “la corsa”) è nata con i giochi dei ragazzi che si costruivano dei carrettini a tre o a quattro ruote, imitando il “vaporetto”, ovvero la corriera a vapore. Una volta costruiti, usando come ruote i cuscinetti industriali, bastava che uno spingesse e l’altro guidasse e, nelle strade senza traffico del dopoguerra, si poteva gareggiare.
Dato che si scende (ora da Via Tobagi, prima da Piazza della Libertà) in quattro equipaggi per volta e che si raggiungono, su ruote di ferro, senza gomma, i 60 chilometri orari, si tratta di uno “sport” molto rischioso, è ciò è il sale di questa gara, ove si dimostra forza fisica (da parte delle spingitore) perizia tattica (del guidatore) e coraggio (di entrambi).
La corsa si svolgeva tradizionalmente nel giorno della befana, ma le nuove edizioni, dopo la pausa, si svolgono a metà giugno. Sulla “pista” si riversano migliaia di persone, ed i concorrenti sono, solitamente, più di 150. Negli ultimi anni viene ripresa integralmente dai cameraman, commentata dagli speaker e trasmessa in streaming su internet e sui maxischermi lungo il percorso.
Vincere la “corsa” significa assicurarsi imperitura fama. Non si è veri spoletini se non si è fatta la corsa almeno una volta nella vita.