L’olio di Spoleto è speciale. Nasce su roccia, come sul Garda e come in Liguria. Quindi è meno grasso.
Inoltre gli ulivi sono morti tutti nel 1956 con la famosa “gelata”, per cui sono giovani.
Questa alta qualità ha dato luogo ad una fiorente industria olearia la quale, ovviamente, non soddisfa i suoi volumi con gli ulivi spoletini ma comunque, nel suo settore, commerciale, produce una qualità altissima.
Il vero spoletino, però, a novembre si reca presso i frantoi artigianali per approvvigionarsi.
E per un paio di mesi, prima che si rovini, consuma l’olio “verde”, non filtrato, quello che deve pizzicare in gola.
Quando è stagione della raccolta è facile sentirsi negare un appuntamento perchè “deo jì ‘ccoje a lia”, devo andare a cogliere le olive, in quache piccolo appezzamento di famiglia, per una operazione assolutamente anti economica ma sacra, perchè sacra è l’oliva e sacro è l’olio, per un vero spoletino. Spoleto è l’unico comune toccato tra due sottozone la “Spoleto / Assisi” e la “Colli martani”.
Nella “valle spoletana” insiste la “Fascia olivata Assisi – Spoleto”. Un paesaggio pedemontano appenninico di oltre 40 chilometri, 1,5 milioni di piante e 9.000 ettari, esteso su sei Comuni: Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Campello sul Clitunno, Spoleto. Territorio riconosciuto “Paesaggio culturale evolutivo-vivente” da parte dell’UNESCO.
L’olio non è l’unico prodotto indissolubilmente legato a Spoleto che era, ad esempio, la principale piazza di smercio del pregiato tartufo nero, di cui oggi si è appropriata Norcia e la Valnerina.
Del pari è una zona di produzione del preziosissimo e versatile zafferano, ed è, questa volta indiscutibilmente, la patria del “Trebbiano spoletino”, un vino dal finale aspro, che oggi stà acquistando una notorietà sempre maggiore.