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Rivista goliardica

 

Nata nel dopoguerra come spettacolo goliardico satirico e dissacrante, abbinata, come manifestazione degli universitari e goliardi, al “veglione”, alla “questua” ed alla “corsa dei vaporetti”, la Rivista ha avuto un primo ciclo che si è concluso negli anni ’80, con una serie di edizioni di grandissimo successo, non sempre consecutive negli anni. Di queste esiste un bellissimo e puntuale libro del Senatore Domenico Benedetti Valentini, che ne fu protagonista in varie occasioni, che ne traccia molto bene la storia.

Dopo due stagioni memorabili nel 1992 e 1993, ha subìto un’altra lunga pausa, per poi riprendere nel 1998 e protrarsi ininterrottamente per venti anni.

Per avere una idea delle dimensioni dello spettacolo si pensi che staccava ogni anno oltre 3.000 biglietti, in 5 repliche (se al Teatro Nuovo) o persino 11 (se al Caio Melisso), aveva circa settanta attori, sei musicisti per i numeri musicali, una decina di attrezzisti volontari ed altrettanti professionisti. A causa dei lavori di restauro non sempre la sede storica del Nuovo è stata palco della Rivista, che si svolse anche al Caio Melisso, appunto, a San Nicolò e, in una occasione, persino nel teatro tenda di piazza d’Armi.

Ci sarebbero da raccontare centinaia forse migliaia di aneddoti.
Ci limitiamo a ricordare la visita del Maestro Giancarlo Menotti, che assistette allo spettacolo al Caio Melisso nel 2005, senza avvisare e pagando il biglietto per sè e per il figlio Francis.
Dopo lo spettacolo, già molto anziano e malfermo, scese nei camerini per l’angusta scala e fece i complimenti ad autori e attori, lasciandoci una battuta memorabile: “Vedo che fate il pieno tutte le sere, magari il prossimo anno il Festival lo organizzate voi!”.
Il giorno dopo arrivo a teatro una cassa di champagne con un biglietto autografo.

 

 

 

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