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Cappella delle reliquie
- 21/11/2024
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€0,00
Costruita verso il 1540 era chiamata “Sacrestia della Cona” (ove “Cona” sta per Icone), in quanto luogo destinato a conservare la Santissima Icona (prima dello spostamento nella Cappella Mauri, vedi) ed il “reliquiario del legno della Croce”, donato da Barbarossa nel 1185 insieme alla SS Icona, che contiene un frammento del legno della croce ed uno della veste cdi Cristo, gocce del suo sangue e due spine della corona. Il tutto custodito in una teca donata nel 1669 da Gaudenzio Poli, Arcivescovo di Amelia, ma ora il “legno della croce” non è più esposto, mentre l’icona è nella Cappella Mauri (vedi).
In origine era più ampia, sulla destra, ove è la “lettera”, ma nel 1640 fu ristretta per ampliare il transetto.
Destinata anche a conservare i paramenti sacri e le suppellettili più preziose, ebbe, perciò, la dotazione degli “armari” (armadi) molto elaborati, addossati alle pareti, dipinti con figure di profeti e sibille. Disegnati da Francesco Nardini da Sant’Angelo in Vado (Urbino) e sono stati realizzati da Mastro Lorenzo detto “Ciampichetto”
L’altare è di Giovanni Andrea di Ser Moscato e di Damiano di Mariotto (1545 – 1554).
Il tabernacolo, con la rappresentazione della Assunzione del Nardini, reca altorilievi lignei con scene (da destra) di: sposalizio, annunciazione, visitazione, annuncio ai pastori, natività, circoncisione, avvertimento dell’angelo, fuga in Egitto, disputa con i dottori.
All’interno della cappella v’è una reliquia del 1224: la lettera autografa di S. Francesco a Frate Leone (vedi).
La volta è decorata di affreschi raffiguranti storie della Vergine e grottesche: al centro la Pentecoste, intorno incontro alla porta aurea, purificazione, annunciazione, due evangelisti. Anche la volta è opera di Francesco Nardini da Sant’Angelo in Vado, Urbino (1543 – 1575), appartenente ad una famiglia di pittori, specializzato in grottesche, a lungo al servizio, in Roma, della famiglia Farnese.
Description
Costruita verso il 1540 era chiamata “Sacrestia della Cona” (ove "Cona" sta per Icone), in quanto luogo destinato a conservare la Santissima Icona (prima dello spostamento nella Cappella Mauri, vedi) ed il "reliquiario del legno della Croce", donato da Barbarossa nel 1185 insieme alla SS Icona, che contiene un frammento del legno della croce ed uno della veste cdi Cristo, gocce del suo sangue e due spine della corona. Il tutto custodito in una teca donata nel 1669 da Gaudenzio Poli, Arcivescovo di Amelia, ma ora il "legno della croce" non è più esposto, mentre l'icona è nella Cappella Mauri (vedi).
In origine era più ampia, sulla destra, ove è la "lettera", ma nel 1640 fu ristretta per ampliare il transetto.
Destinata anche a conservare i paramenti sacri e le suppellettili più preziose, ebbe, perciò, la dotazione degli "armari" (armadi) molto elaborati, addossati alle pareti, dipinti con figure di profeti e sibille. Disegnati da Francesco Nardini da Sant'Angelo in Vado (Urbino) e sono stati realizzati da Mastro Lorenzo detto "Ciampichetto"
L’altare è di Giovanni Andrea di Ser Moscato e di Damiano di Mariotto (1545 – 1554).
Il tabernacolo, con la rappresentazione della Assunzione del Nardini, reca altorilievi lignei con scene (da destra) di: sposalizio, annunciazione, visitazione, annuncio ai pastori, natività, circoncisione, avvertimento dell'angelo, fuga in Egitto, disputa con i dottori.
All’interno della cappella v'è una reliquia del 1224: la lettera autografa di S. Francesco a Frate Leone (vedi).
La volta è decorata di affreschi raffiguranti storie della Vergine e grottesche: al centro la Pentecoste, intorno incontro alla porta aurea, purificazione, annunciazione, due evangelisti. Anche la volta è opera di Francesco Nardini da Sant’Angelo in Vado, Urbino (1543 - 1575), appartenente ad una famiglia di pittori, specializzato in grottesche, a lungo al servizio, in Roma, della famiglia Farnese.