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Crocifisso del Sotio
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30/04/2023
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€0,00
Si trova, dal 1877, nella ultima cappella a destra. Prima era nella chiesa di S. Giovanni e Paolo (vedi), dove si trovano altri affreschi di Alberto Sotio, pittore attivo nello Spoletino nel XII secolo e forse anche agli inizi del XIII. Sotio è ritenuto dagli studiosi l’iniziatore della tradizione delle croci dipinte, che vengono dette “di scuola umbra”. Di lui si hanno scarsissime notizie, tanto che, secondo alcuni, Sotio è abbreviativo di Solternus, che firma il mosaico della facciata del Duomo (vedi).
Rappresenta il “Cristo trionfante”, cioè una raffigurazione di Gesù in croce ma vivo e padrone, a significare che anche se ucciso nella sua natura umana, trionferà nella sua natura divina. Si riconosce dagli occhi aperti, la testa alta, il corpo diritto e la espressione non sofferente.
Non è dipinto sul legno, ma su una pergamena poi incollata alla croce, fatta di una tavola di pioppo per l’asse verticale e di noce per quello orizzontale, calcolati in proporzione aurea.
Nei pannelli laterali, sotto le braccia, ha le figure di Maria (piangente) e di S. Giovanni (che indica il Signore, come ad invitare a seguirlo). Sono i testimoni della crocifissione.
Sulla cimasa, sopra la testa, sostenuta da quattro angeli in volo, è raffigurata la ascensione.
Ai piedi il monte Golgota ed il teschio di Adamo, nella cui bocca si raccoglie il sangue di Cristo.
In basso la data del 1187 e la (parzialmente perduta) firma di Alberto Sotio: “Opus Alberto So”.
Nel 1988 è stato restaurato con il contributo della Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini.
Description
Si trova, dal 1877, nella ultima cappella a destra. Prima era nella chiesa di S. Giovanni e Paolo (vedi), dove si trovano altri affreschi di Alberto Sotio, pittore attivo nello Spoletino nel XII secolo e forse anche agli inizi del XIII. Sotio è ritenuto dagli studiosi l'iniziatore della tradizione delle croci dipinte, che vengono dette "di scuola umbra". Di lui si hanno scarsissime notizie, tanto che, secondo alcuni, Sotio è abbreviativo di Solternus, che firma il mosaico della facciata del Duomo (vedi).
Rappresenta il "Cristo trionfante", cioè una raffigurazione di Gesù in croce ma vivo e padrone, a significare che anche se ucciso nella sua natura umana, trionferà nella sua natura divina. Si riconosce dagli occhi aperti, la testa alta, il corpo diritto e la espressione non sofferente.
Non è dipinto sul legno, ma su una pergamena poi incollata alla croce, fatta di una tavola di pioppo per l'asse verticale e di noce per quello orizzontale, calcolati in proporzione aurea.
Nei pannelli laterali, sotto le braccia, ha le figure di Maria (piangente) e di S. Giovanni (che indica il Signore, come ad invitare a seguirlo). Sono i testimoni della crocifissione.
Sulla cimasa, sopra la testa, sostenuta da quattro angeli in volo, è raffigurata la ascensione.
Ai piedi il monte Golgota ed il teschio di Adamo, nella cui bocca si raccoglie il sangue di Cristo.
In basso la data del 1187 e la (parzialmente perduta) firma di Alberto Sotio: "Opus Alberto So".
Nel 1988 è stato restaurato con il contributo della Fondazione Francesca, Valentina e Luigi Antonini.