Il selfie di Frà Filippo Lippi

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    • Il selfie di Frà Filippo Lippi 25/04/2023
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Frate Filippo Lippi ha dipinto sé stesso nel grande affresco della abside del Duomo! E’ l’uomo col cappello nero al centro di questa foto. Non pago, vi dipinse anche suo figlio Filippino, di profilo, appena sotto di lui, nelle vesti di un angelo che regge un candelabro. Il tutto, nella Chiesa è appena a destra dell’altare.

Un personaggio… da film, Filippo Lippi (Firenze 1406 – Spoleto 1469) !

La madre morì partorendolo ed il padre quando lui aveva due anni. Sulla morte della madre ci sono dei dubbi, di certo fu allevato dalla zia paterna Lapaccia, per sei anni, finché venne affidato al convento vicino casa, quello dei Carmelitani. Con tutta probabilità non avrebbe  mai fatto la scelta religiosa in piena consapevolezza. Frate, si, ma donnaiolo, giocatore di azzardo, poco rispettoso dei termini monetari e temporali dei contratti, sia coi dipendenti che coi clienti, propenso a far passare per totalmente suoi dei lavori svolti dai suoi allievi.

Nel 1456, a 50 anni, lui Frate si innamorò della Monaca Lucrezia Buti, tanto da andare scandalosamente a convivere con lei e con la di lei sorella Spinetta Buti. Papa Pio II li sciolse dai voti per permettere loro di sposarsi, cosa che non fecero. Nel 1457 il Frate e la Suora ebbero un figlio, che venne chiamato Filippino, poi, nel 1465, nacque la sorella Alessandra.

Di lui si narra che fu fatto prigioniero dai mori al largo di Ancona e portato in Africa, ove, dopo 18 mesi di prigionia, riuscì a farsi liberare eseguendo un bellissimo ritratto a carboncino del suo aguzzino.
Che fu incarcerato, questa volta a Firenze, per aver falsificato la ricevuta di un pagamento che non aveva eseguito.
Che Lorenzo de’ Medici, suo grande estimatore, lo abbia rinchiuso in una stanza per fargli completare un lavoro, ma Filippo evase col tradizionale metodo del lenzuolo tagliato a strisce pur di far visita ad una delle sue amate.
Alcuni ipotizzano anche che non sia morto dei malanni della vecchiaia, ma avvelenato dal marito di una donna che egli insidiava.

Artisticamente è un grande: allievo di Masaccio, di poco più vecchio, seppe fondere lo stile toscano con quello dei pittori fiamminghi ed i loro colori tenui. Le sue opere non sono statiche, hanno la capacità di rappresentare filmicamente più scene, più fatti, in un solo quadro.

Morì mentre attendeva al grande affresco commissionatogli dall’Opera del Duomo di Spoleto nel 1467, che rappresenta la Annunciazione, la Natività, la Morte della Vergine e la Assunzione in cielo. Il lavoro (11 metri per 5,50) fu completato dal suo allievo prediletto, Fra’ Diamante, e da suo figlio Filippino. Riposa in Duomo, nel meraviglioso sepolcro fatto da Filippino su commissione di Lorenzo de’ Medici, che, però, ne avrebbe voluto le spoglie a Firenze.

Nei maggiori musei del mondo sono conservate sue opere: al Metropolitan di New York, alla National Gallery di Washington, allo Statliche Museen di Berlino, alla National Gallery di Londra, al Louvre di Parigi.

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