Lettera di San Francesco a Frate Leone

  • Lettera di San Francesco a Frate Leone

    • Lettera di San Francesco a Frate Leone 22/01/2023
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Si sa che San Francesco scrisse moltissime lettere, ma quelle che, attraverso quasi 800 anni, sono giunte fino a noi e sicuramente a lui attribuibili sono una decina. Solo due sono attributi con certezza alla mano del Santo, una di queste è conservata nel Duomo di Spoleto, in una cappella sulla sinistra, la cappella delle reliquie, l’altra in Assisi, la “chartula”, anch’essa indirizzata a Frate Leone e conservata nel Duomo di San Rufino. E proprio dl confronto con questa i Frati di Assisi dichiararono la autenticità di questa nel 1604. Ma per secoli fu dimenticata. Nel 1893 fu rinvenuta da un parroco che la portò al Monsignore Michele Faloci Pulignani, studioso di Francesco, che la portò a Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci (Carpineto Romano 1810 – Roma 1903) Papa della Chiesa Cattolica dal 1878 fino alla morte. Egli la pose in archivio e solo un anno prima della sua morte decise di restituirla a Spoleto, con l’obbligo di conservarla in Cattedrale. E’ scritta solo su una facciata, misura 6 cm per 13, consta di 19 righe. E’ scritta in latino, presenta quattro correzioni, una cancellazione ed una aggiunta.

Egli, in un anno imprecisato compreso tra il 1222 ed il 1226, scrisse a Frate Leone, suo prediletto che, in crisi di vocazione, aveva chiesto a Francesco di poterlo incontrare.

“A Frate Leone, frate Francesco tuo, salute e pace. Così ti dico, figlio mio, come una madre, che tutte le cose che ci siamo detti brevemente, in una parola, te le riassumo, dispongo e consiglio, e non serve che per avere consiglio tu venga a me.  Per cui ti consiglio: in qualunque modo ti sembri meglio piacere al Signore Dio e seguirne le orme e la povertà, fatelo, con la benedizione del Signore Dio e della obbedienza a me.
 Ma se ti è necessario, per la tua nima, e per tua ulteriore consolazione e forza, tornare da me: vieni”

La lettera è custodia in un reliquiario a forma di tempio, fatto di diaspro, lapislazzuli ed argento, donato alla città dal suo ex vescovo Papa Pio IX.

Description

Si sa che San Francesco scrisse moltissime lettere, ma quelle che, attraverso quasi 800 anni, sono giunte fino a noi e sicuramente a lui attribuibili sono una decina. Solo due sono attributi con certezza alla mano del Santo, una di queste è conservata nel Duomo di Spoleto, in una cappella sulla sinistra, la cappella delle reliquie, l'altra in Assisi, la "chartula", anch'essa indirizzata a Frate Leone e conservata nel Duomo di San Rufino. E proprio dl confronto con questa i Frati di Assisi dichiararono la autenticità di questa nel 1604. Ma per secoli fu dimenticata. Nel 1893 fu rinvenuta da un parroco che la portò al Monsignore Michele Faloci Pulignani, studioso di Francesco, che la portò a Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci (Carpineto Romano 1810 – Roma 1903) Papa della Chiesa Cattolica dal 1878 fino alla morte. Egli la pose in archivio e solo un anno prima della sua morte decise di restituirla a Spoleto, con l'obbligo di conservarla in Cattedrale. E' scritta solo su una facciata, misura 6 cm per 13, consta di 19 righe. E' scritta in latino, presenta quattro correzioni, una cancellazione ed una aggiunta.

Egli, in un anno imprecisato compreso tra il 1222 ed il 1226, scrisse a Frate Leone, suo prediletto che, in crisi di vocazione, aveva chiesto a Francesco di poterlo incontrare.

"A Frate Leone, frate Francesco tuo, salute e pace. Così ti dico, figlio mio, come una madre, che tutte le cose che ci siamo detti brevemente, in una parola, te le riassumo, dispongo e consiglio, e non serve che per avere consiglio tu venga a me.  Per cui ti consiglio: in qualunque modo ti sembri meglio piacere al Signore Dio e seguirne le orme e la povertà, fatelo, con la benedizione del Signore Dio e della obbedienza a me.
 Ma se ti è necessario, per la tua nima, e per tua ulteriore consolazione e forza, tornare da me: vieni"

La lettera è custodia in un reliquiario a forma di tempio, fatto di diaspro, lapislazzuli ed argento, donato alla città dal suo ex vescovo Papa Pio IX.

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