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Porta paradisi
- 17/03/2024
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La “porta del paradiso”, la porta centrale della Cattedrale.
E’ contornata da motivi floreali: un acanto da cui si dipartono fiori e rosoni, rami che si intrecciano, e, alla base dello stipite destro, una testa trifauce, simbolo che era associato a diverse divinità pagane, come Ecate nella mitologia greca o Cerbero nella mitologia romana e che riporta al concetto di trinità.
Tra i tralci abbiamo la figura dei vendemmiatori, ad un tempo segno della benedizione di Dio, simbolo di vita, gioia, festa, amore ed del giudizio di Dio per il popolo infedele che, pur essendo “vigna” curata con amore, anziché dare un’eccellente vendemmia, produce acini acerbi e immangiabili.
Sulla sinistra in alto v’è Sansone (piccolo sole), che lotta col leone, riferimento alla mitologia di Sansone narrata nel “Libro dei Giudici”. Si narra che un leone attaccò Sansone il quale a mani nude lo squarciò. Tornato sul luogo ritrova la carcassa del leone e, nei suoi resti, delle api. Allora prende del miele, traendone questo insegnamento: “Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce”.
In basso, sullo stipite destro, l’annunciazione (l’Arcangelo Gabriele che annuncia a Maria il suo immacolato concepimento) e il sogno di Giuseppe: vari sono i “sogni” di Giuseppe. In Matteo 4,25 l’angelo lo rassicurare sul suo futuro, poiché sarà sposo di Maria. In Matteo 2,13 l’angelo gli ordina di fuggire in Egitto con Maria e il Bambino in Egitto, per scampare alla strage ordinata da Erode per uccidere Gesù. In Matteo 2, 19-20 l’angelo lo informa che non vi sono più pericoli e può tornare in patria. In Matteo 2, 22-23 l’angelo lo avverte di ritirarsi in Galilea, a Nazareth.
V’è il gufo, che è un simbolo negativo, di malaugurio, di tenebre, di ignoto, di un presagio cattivo che preannuncia il male. In Levitico 11:17 è elencato tra gli animali impuri, da non mangiare. Me proprio per questo assume un significato ecumenico: sta a significare che Gesù parla a tutti, anche a quelli che sono nel peccato, per aiutarli ad uscire dalle tenebre.
Di senso opposto la presenza dei Pavoni, che troviamo anche a San Gregorio e a San Pietro (vedi): il pavone è simbolo di immortalità (dell’anima) in quanto si credeva che le sue carni non marcissero. Il pavone è’ simbolo di resurrezione e vita eterna, perché in primavera rinascono le penne perse in autunno.
A sinistra il nome di “Gregorius Melioranzio”, forse quello dello scultore che ha realizzato l’opera.