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Largo Ugo Ojetti
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19/02/2023
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€0,00
Ugo Ojetti, nato a Roma, visse anche a Spoleto, perché spoletina era la madre Veronica Carosi. Aveva una villa a San Giacomo, costruita dal padre Raffaele detto “Lello”, romano, architetto, che disegnò anche la facciata del Palazzo Odescalchi a Roma, al Corso, e di Palazzo Primoli sul lungotevere.
Ugo fu romanziere, critico d’arte, giornalista, traduttore ed autore di aforismi, soldato volontario nella prima guerra mondiale. In “Senza Dio” ambienta il suo racconto anche a Spoleto, San Giacomo, Campello e Monteluco.
Fondò un gruppo politico socialista, insieme a Pasquale Laureti, Alessandro Onofri, Camillo Bezzi, Cesare Mari e Rinaldo Rinaldi. Ed il giornale, socialista, “La giovane Umbria”, pubblicato per 25 anni. Pare che l’idea di editare un giornale politico sia nata durante una passeggiata al “frontone”, così la città gli ha dedicato questa piazzetta rotonda che chiude la passeggiata.
Si candidò alle elezioni amministrative spoletine del 1896, ovviamente tra i socialisti, ma non venne eletto.
Il 3 novembre 1918 scrisse, con Ferruccio Parri, l’ultimo bollettino di guerra (“Il bollettino della vittoria), diramato dal generale Armando Diaz. Nel 1918 il testo stampato sui volantini che Gabriele D’Annunzio lanciò su Vienna il 9 agosto, in quello che passò alla storia come “il folle volo”.
Per pura curiosità copiamo qui i testi (il secondo fu, ovviamente, stampato anche in tedesco):
Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12.
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Il capo di stato maggiore dell’Esercito, il generale Diaz
VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.
VIENNESI! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi. Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!
VIVA LA LIBERTÀ! VIVA L’ITALIA! VIVA L’INTESA!
Description
Ugo Ojetti, nato a Roma, visse anche a Spoleto, perché spoletina era la madre Veronica Carosi. Aveva una villa a San Giacomo, costruita dal padre Raffaele detto “Lello”, romano, architetto, che disegnò anche la facciata del Palazzo Odescalchi a Roma, al Corso, e di Palazzo Primoli sul lungotevere.
Ugo fu romanziere, critico d’arte, giornalista, traduttore ed autore di aforismi, soldato volontario nella prima guerra mondiale. In “Senza Dio” ambienta il suo racconto anche a Spoleto, San Giacomo, Campello e Monteluco.
Fondò un gruppo politico socialista, insieme a Pasquale Laureti, Alessandro Onofri, Camillo Bezzi, Cesare Mari e Rinaldo Rinaldi. Ed il giornale, socialista, “La giovane Umbria”, pubblicato per 25 anni. Pare che l’idea di editare un giornale politico sia nata durante una passeggiata al “frontone”, così la città gli ha dedicato questa piazzetta rotonda che chiude la passeggiata.
Si candidò alle elezioni amministrative spoletine del 1896, ovviamente tra i socialisti, ma non venne eletto.
Il 3 novembre 1918 scrisse, con Ferruccio Parri, l’ultimo bollettino di guerra (“Il bollettino della vittoria), diramato dal generale Armando Diaz. Nel 1918 il testo stampato sui volantini che Gabriele D’Annunzio lanciò su Vienna il 9 agosto, in quello che passò alla storia come “il folle volo”.
Per pura curiosità copiamo qui i testi (il secondo fu, ovviamente, stampato anche in tedesco):
Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12.
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Il capo di stato maggiore dell’Esercito, il generale Diaz
VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni.
VIENNESI! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s'è volto contro di voi. Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell'Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!
VIVA LA LIBERTÀ! VIVA L'ITALIA! VIVA L'INTESA!