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Piazza Pianciani
- 04/01/2023
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La piazzetta è dedicata all’illustre patriota spoletino Conte Luigi Pianciani (Roma, 1810 – Spoleto 1890), esponente di una importantissima famiglia, proveniente dal piccolo abitato di Pianciano, di fronte a Silvignano.
Le origini dei “Planci” potrebbero risalire ad una “gens” romana.
Si dice che “Clodio dei Conti di Pianciano” fosse uno degli ostaggi di Federico Barbarossa (nel 1155).
Nel 1251 i figli di “Don Simone Pianciani” parteciparono alla istituzione del Comune di Spoleto.
“Pietro di messer Scelli da Pianciano” o “Pietro di Celle”, è citato già nel 1328. Si tratta del noto Pietro Pianciani, guerriero e politico, guelfo, che, tornato dall’esilio in Toscana cui lo avevano condannato i perugini, tra il 1328 ed il 1347 detenne per vent’anni il potere a Spoleto, col titolo, pure, di Gonfaloniere perpetuo, e che fu artefice della ricchezza della famiglia.
Nel 1512 la famiglia di Piergiovanni Pianciani, sconfitta nelle lotte intestine, fu esiliata a Bazzano.
Nel 1660 Vincenzo Pianciani fu l’ultimo maschio della famiglia, cosicché lasciò alla figlia Loreta ed a suo marito, il nobile Carlo Nini da Siena, che assunse il cognome dei Pianciani, per altro conferendo anche le sue ricchezze.
Così, nel XIX secolo, la famiglia divenne la più ricca della zona, capeggiata da altro Vincenzo, nato nel 1794, capace di raggiungere alte cariche nello Stato della Chiesa (direttore generale del Bollo e registro, Ipoteche e Tasse riunite dello Stato della Chiesa e della Cassa di Risparmio di Roma, gestore, tra l’altro, delle prime ricevitorie del giuoco del lotto) e costretto a scontrarsi ripetutamente col primogenito dei suoi otto figli, avuti dalla principessa Amalia Ruspoli dei Duchi di Cerveteri. Si tratta del famosissimo Luigi, primogenito, di idee repubblicane!
In quel periodo le proprietà della famiglia comprendevano il palazzo di Spoleto e quello di Roma, la villa di Terraia, il paesello originario di Pianciano, sulla via della Spina, ville sull’Isola Polvese (tutta di loro proprietà), a Labro e a Castel del Lago, case e fabbricati a Spoleto, la zona di San Paolo fuori le mura, un lanificio (con 300 operai), terreni ad Azzano e Beroide (oltre 500 ettari), a Terraia, Poggiolo, Silvignano, Acera, San Feliciano, nella campagna romana e nel viterbese per varie migliaia di ettari.
Altro eminente esponente ne fu Alessandro Pianciani padre di Giovan Battista, gesuita, Docente di fisica nella università romana.
Luigi, nato nel 1810, dopo un carriera come funzionario statale dello Stato della Chiesa (Avvocato della Curia e funzionario delle Dogane), fondò, nel 1836, la Cassa di risparmio di Spoleto, una delle prime dello Stato, e la “fabbrica panni lana Pianciani”. Fu eletto gonfaloniere di Spoleto nel gennaio del 1848 in successione ad Alessandro Onofri.
Dopo pochi mesi, però, il 2 aprile 1848, lasciò la carica per recarsi a combattere la prima guerra di indipendenza.
Fu quindi deputato dello Stato della Chiesa appena concesso lo Statuto del 1848 da Papa Pio IX, e poi costituente alla Repubblica Romana nel 1849, quando i rivoltosi presero il potere costringendo Pio IX alla fuga. Quando i francesi riconquistarono al Papa la città eterna, Luigi Pianciani fu fatto prigioniero ad Ancona e portato a Civitavecchia, poi a Genova, quindi a Marsiglia. Lì fu liberato, e tentò di raggiungere Parigi. Ma la peste scoppiata in quel porto di mare lo costrinse a rimanerci molti mesi. Dopodichè raggiunse Parigi, ove si manteneva con le ingenti rimesse della famiglia, aiutando anche molti altri esuli. A Parigi conobbe Rose Dechorne, con cui convisse fino alla morte di lei nel 1871, sposandola solo dopo la morte di suo padre Vincenzo, che, probabilmente non seppe mai di questo legame. Venne in contatto con gli ambienti della Massoneria, entrandovi a far parte e salendo poi vari gradi.
Sempre a Parigi ebbe luogo una equivoca vicenda che coinvolse un suo beneficiato (Sebastiano Giaretta), e che portò Luigi alla immeritata condanna per spionaggio. Così nel 1851 fuggì a Londra, dove conobbe Victor Hugo e Karl Marx, ma dove iniziò la sua divergenza ideologica dalle idee dell’amico Giuseppe Mazzini.
Nel 1853 si portò in territorio indipendente, sull’isola di Jersey, dove fondò un giornale di sinistra. “L’homme”, cosa che gli procurò grandissimi guai, tanto da costringerlo a trasferirsi sull’isola di Guernsey. Chiuse il giornale, che aveva assorbito ingenti fortune, e, ridotto quasi in povertà, si recò in Belgio, Germania e Svizzera.
In questo periodo muore il padre Vincenzo (1856): la eredità ricevuta, facendo valere il maggiorascato e riservando la quota legittima ai fratelli, risollevò le sue sorti economiche.
Luigi era in Svizzera, a Ginevra, quando nel 1860 lo raggiunse un appello degli spoletini a tornare in città, appello cui risponde positivamente, tornando in Italia dopo un decennio di esilio e divenendo “Consigliere Provinciale per il mantenimento di Spoleto”.
Poi si stabilì a Firenze ove ingaggiò 6.000 uomini per far guerra al Papa, ma Cavour e Vittorio Emanuele glie lo impedirono, inviando questo esercito in Sicilia. Tornò in Svizzera, non prima di aver incontrato a Torino il Re ed aver avuto il coraggio di rimproverarlo per quel sabotaggio del suo progetto.
Nel 1865 fu eletto deputato. Nelle successive elezioni del 1867 fu battuto a Spoleto, dopo un ballottaggio, dal conservatore Pompeo Campello ma comunque eletto a Mantova. In quell’anno partecipò con Garibaldi alla battaglia di Mentana, ove furono sconfitti.
Nel 1872 fu il più votato alle elezioni amministrative di Roma, cosicché ne divenne Sindaco. Dopo due anni dovette dimettersi perché sosteneva un piano regolatore urbano favorevole alle classi meno abbienti.
Nel 1878 fu eletto vice presidente della Camera e dovette giurare fedeltà alla monarchia.
Fu di nuovo eletto Sindaco della Capitale nel 1881 per rimanere in carica un anno circa.
Quindi tornò a Spoleto, anche perchè era divenuto Presidente della Provincia Umbra. Lasciò quel che rimaneva del suo patrimonio alla seconda moglie, Letizia Castellazzi ed alla figlia adottiva Giovanna Festucco, poi chiamatasi Ines Pianciani.
Fu anche scrittore di opere storiche ed economiche. Istituì la “Scuola d’Arte” e fondò la società di cremazione e progettò un piano per le case degli operai. Fondò, nel 1862 la “Società Operaia di Mutuo Soccorso Luigi Pianciani”, che aveva lo scopo di dare aiuto reciproco ai soci in caso di malattia, con sussidi giornalieri, sussidi vedovili in caso di morte del socio, ed erogando le pensioni di inabilità e vecchiaia. Grazie al pagamento di una quota associativa, accumulata in una cassa comune, le società di mutuo soccorso, sorte in gran numero nel XIV secolo, garantivano aiuto a chi si trovava in una situazione di bisogno, prevista secondo casistiche contenute negli statuti. Il mutualismo era organizzato su basi democratiche: un voto a testa. Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri sono nate in Umbria 164 società di mutuo soccorso.
La piazza a lui dedicata, sul fronte del palazzo di famiglia, si chiude con una bellissima scalinata (vedi).
Nella piazza vi è anche una uscita delle scale mobili che partono dal parcheggio Posterna. E vi era il monumento a Luigi Pianciani, con la famosa scritta “Nacque ricco di censo morì povero”. Monumento rimosso due decenni fa e non più riposto in sito.
Piazza Pianciani ospita la sede del Banco Desio, ex Banca Popolare di Spoleto, banca fondata da Giulio Cesari nel 1895, con la formula della Cooperativa, dopo il fallimento del Banco Laurenti e delle altre quattro banche spoletine.
La prima sede della Banca fu in una stanza in vicolo San Filippo, poi si trasferì al secondo piano di Palazzo Pianciani, ove ora è tornata dopo che nel palazzo ebbe sede il Liceo Scientifico. Poi trovò ampia e definitiva sede nel palazzetto Pianciani, dall’altro lato della piazza rispetto alla precedente sede.
Più antica l’origine della Cassa di Risparmio di Spoleto, fondata nel 1836 da Luigi Pianciani, poi fallita, come detto, intorno al 1892. Nel 1896, la Cassa venne rifondata, sull’onda della nascita, l’anno prima, della Banca Popolare. Oggi è stata fusa con Banca Intesa.
Description
La piazzetta è dedicata all'illustre patriota spoletino Conte Luigi Pianciani (Roma, 1810 - Spoleto 1890), esponente di una importantissima famiglia, proveniente dal piccolo abitato di Pianciano, di fronte a Silvignano.
Le origini dei "Planci" potrebbero risalire ad una "gens" romana.
Si dice che "Clodio dei Conti di Pianciano" fosse uno degli ostaggi di Federico Barbarossa (nel 1155).
Nel 1251 i figli di "Don Simone Pianciani" parteciparono alla istituzione del Comune di Spoleto.
"Pietro di messer Scelli da Pianciano" o "Pietro di Celle", è citato già nel 1328. Si tratta del noto Pietro Pianciani, guerriero e politico, guelfo, che, tornato dall'esilio in Toscana cui lo avevano condannato i perugini, tra il 1328 ed il 1347 detenne per vent'anni il potere a Spoleto, col titolo, pure, di Gonfaloniere perpetuo, e che fu artefice della ricchezza della famiglia.
Nel 1512 la famiglia di Piergiovanni Pianciani, sconfitta nelle lotte intestine, fu esiliata a Bazzano.
Nel 1660 Vincenzo Pianciani fu l'ultimo maschio della famiglia, cosicché lasciò alla figlia Loreta ed a suo marito, il nobile Carlo Nini da Siena, che assunse il cognome dei Pianciani, per altro conferendo anche le sue ricchezze.
Così, nel XIX secolo, la famiglia divenne la più ricca della zona, capeggiata da altro Vincenzo, nato nel 1794, capace di raggiungere alte cariche nello Stato della Chiesa (direttore generale del Bollo e registro, Ipoteche e Tasse riunite dello Stato della Chiesa e della Cassa di Risparmio di Roma, gestore, tra l'altro, delle prime ricevitorie del giuoco del lotto) e costretto a scontrarsi ripetutamente col primogenito dei suoi otto figli, avuti dalla principessa Amalia Ruspoli dei Duchi di Cerveteri. Si tratta del famosissimo Luigi, primogenito, di idee repubblicane!
In quel periodo le proprietà della famiglia comprendevano il palazzo di Spoleto e quello di Roma, la villa di Terraia, il paesello originario di Pianciano, sulla via della Spina, ville sull’Isola Polvese (tutta di loro proprietà), a Labro e a Castel del Lago, case e fabbricati a Spoleto, la zona di San Paolo fuori le mura, un lanificio (con 300 operai), terreni ad Azzano e Beroide (oltre 500 ettari), a Terraia, Poggiolo, Silvignano, Acera, San Feliciano, nella campagna romana e nel viterbese per varie migliaia di ettari.
Altro eminente esponente ne fu Alessandro Pianciani padre di Giovan Battista, gesuita, Docente di fisica nella università romana.
Luigi, nato nel 1810, dopo un carriera come funzionario statale dello Stato della Chiesa (Avvocato della Curia e funzionario delle Dogane), fondò, nel 1836, la Cassa di risparmio di Spoleto, una delle prime dello Stato, e la "fabbrica panni lana Pianciani". Fu eletto gonfaloniere di Spoleto nel gennaio del 1848 in successione ad Alessandro Onofri.
Dopo pochi mesi, però, il 2 aprile 1848, lasciò la carica per recarsi a combattere la prima guerra di indipendenza.
Fu quindi deputato dello Stato della Chiesa appena concesso lo Statuto del 1848 da Papa Pio IX, e poi costituente alla Repubblica Romana nel 1849, quando i rivoltosi presero il potere costringendo Pio IX alla fuga. Quando i francesi riconquistarono al Papa la città eterna, Luigi Pianciani fu fatto prigioniero ad Ancona e portato a Civitavecchia, poi a Genova, quindi a Marsiglia. Lì fu liberato, e tentò di raggiungere Parigi. Ma la peste scoppiata in quel porto di mare lo costrinse a rimanerci molti mesi. Dopodichè raggiunse Parigi, ove si manteneva con le ingenti rimesse della famiglia, aiutando anche molti altri esuli. A Parigi conobbe Rose Dechorne, con cui convisse fino alla morte di lei nel 1871, sposandola solo dopo la morte di suo padre Vincenzo, che, probabilmente non seppe mai di questo legame. Venne in contatto con gli ambienti della Massoneria, entrandovi a far parte e salendo poi vari gradi.
Sempre a Parigi ebbe luogo una equivoca vicenda che coinvolse un suo beneficiato (Sebastiano Giaretta), e che portò Luigi alla immeritata condanna per spionaggio. Così nel 1851 fuggì a Londra, dove conobbe Victor Hugo e Karl Marx, ma dove iniziò la sua divergenza ideologica dalle idee dell'amico Giuseppe Mazzini.
Nel 1853 si portò in territorio indipendente, sull'isola di Jersey, dove fondò un giornale di sinistra. "L'homme", cosa che gli procurò grandissimi guai, tanto da costringerlo a trasferirsi sull'isola di Guernsey. Chiuse il giornale, che aveva assorbito ingenti fortune, e, ridotto quasi in povertà, si recò in Belgio, Germania e Svizzera.
In questo periodo muore il padre Vincenzo (1856): la eredità ricevuta, facendo valere il maggiorascato e riservando la quota legittima ai fratelli, risollevò le sue sorti economiche.
Luigi era in Svizzera, a Ginevra, quando nel 1860 lo raggiunse un appello degli spoletini a tornare in città, appello cui risponde positivamente, tornando in Italia dopo un decennio di esilio e divenendo "Consigliere Provinciale per il mantenimento di Spoleto".
Poi si stabilì a Firenze ove ingaggiò 6.000 uomini per far guerra al Papa, ma Cavour e Vittorio Emanuele glie lo impedirono, inviando questo esercito in Sicilia. Tornò in Svizzera, non prima di aver incontrato a Torino il Re ed aver avuto il coraggio di rimproverarlo per quel sabotaggio del suo progetto.
Nel 1865 fu eletto deputato. Nelle successive elezioni del 1867 fu battuto a Spoleto, dopo un ballottaggio, dal conservatore Pompeo Campello ma comunque eletto a Mantova. In quell'anno partecipò con Garibaldi alla battaglia di Mentana, ove furono sconfitti.
Nel 1872 fu il più votato alle elezioni amministrative di Roma, cosicché ne divenne Sindaco. Dopo due anni dovette dimettersi perché sosteneva un piano regolatore urbano favorevole alle classi meno abbienti.
Nel 1878 fu eletto vice presidente della Camera e dovette giurare fedeltà alla monarchia.
Fu di nuovo eletto Sindaco della Capitale nel 1881 per rimanere in carica un anno circa.
Quindi tornò a Spoleto, anche perchè era divenuto Presidente della Provincia Umbra. Lasciò quel che rimaneva del suo patrimonio alla seconda moglie, Letizia Castellazzi ed alla figlia adottiva Giovanna Festucco, poi chiamatasi Ines Pianciani.
Fu anche scrittore di opere storiche ed economiche. Istituì la "Scuola d'Arte" e fondò la società di cremazione e progettò un piano per le case degli operai. Fondò, nel 1862 la "Società Operaia di Mutuo Soccorso Luigi Pianciani", che aveva lo scopo di dare aiuto reciproco ai soci in caso di malattia, con sussidi giornalieri, sussidi vedovili in caso di morte del socio, ed erogando le pensioni di inabilità e vecchiaia. Grazie al pagamento di una quota associativa, accumulata in una cassa comune, le società di mutuo soccorso, sorte in gran numero nel XIV secolo, garantivano aiuto a chi si trovava in una situazione di bisogno, prevista secondo casistiche contenute negli statuti. Il mutualismo era organizzato su basi democratiche: un voto a testa. Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri sono nate in Umbria 164 società di mutuo soccorso.
La piazza a lui dedicata, sul fronte del palazzo di famiglia, si chiude con una bellissima scalinata (vedi).
Nella piazza vi è anche una uscita delle scale mobili che partono dal parcheggio Posterna. E vi era il monumento a Luigi Pianciani, con la famosa scritta "Nacque ricco di censo morì povero". Monumento rimosso due decenni fa e non più riposto in sito.
Piazza Pianciani ospita la sede del Banco Desio, ex Banca Popolare di Spoleto, banca fondata da Giulio Cesari nel 1895, con la formula della Cooperativa, dopo il fallimento del Banco Laurenti e delle altre quattro banche spoletine.
La prima sede della Banca fu in una stanza in vicolo San Filippo, poi si trasferì al secondo piano di Palazzo Pianciani, ove ora è tornata dopo che nel palazzo ebbe sede il Liceo Scientifico. Poi trovò ampia e definitiva sede nel palazzetto Pianciani, dall'altro lato della piazza rispetto alla precedente sede.
Più antica l'origine della Cassa di Risparmio di Spoleto, fondata nel 1836 da Luigi Pianciani, poi fallita, come detto, intorno al 1892. Nel 1896, la Cassa venne rifondata, sull'onda della nascita, l'anno prima, della Banca Popolare. Oggi è stata fusa con Banca Intesa.