-
Palazzo Ancajani
- 06/01/2023
-
€0,00
La famiglia Ancajani si insediò a Spoleto nel XII secolo. Si narra che Carlo Goldoni dedicò ad Antonio Ancajani la commedia “Gli Innamorati” (scritta in italiano ed ambientata a Milano). Infatti fu loro ospite e pare che rimase così contento della scoperta del tartufo, col quale gli Ancajani condivano le pietanze, da spingersi a questa dedica.
Il suo palazzo risale alla seconda metà del XVII secolo, ed affaccia su Piazza della Libertà e sul Teatro Romano.
Esso è dotato di un amplissimo atrio, con accesso sia dalla piazza che dal retro, dal quale parte una larga e luminosa scalinata che porta ai piani superiori.
La facciata è in pietra, il portone principale è sovrastato da un balcone che poggia su colonne. I timpani delle finestre del primo piano sono di tre tipologie diverse, in simmetria. Si noti la diversa ricchezza delle finestre del primo piano (il “piano nobile”) e di quelle del secondo ed ultimo piano. Questo stile, comune a tutti i palazzi dell’epoca, rispecchia il diverso uso dei piani del palazzo: al piano nobile, con poche scale, ma a distanza di sicurezza dai malintenzionati, i proprietari. All’ultimo piano o al sottotetto la servitù.
Nel 1820 fu acquistato dalla “Camera Apostolica”, ed adibito a “Palazzo della Delegazione Apostolica”. Fu, poi, sede della Prefettura Napoleonica del Trasimeno e della Provincia.
Negli anni sessanta del XX secolo era in pessime condizioni. I restauri lasciarono volutamente a vista l’ala destra del palazzo, senza intonaco, per evidenziare la costruzione in grossi blocchi lapidei.
Aveva le sue stalle dietro le arcate che sono alla sua destra. Furono demolite quando, in base alla intuizione di Giuseppe Sordini, si fecero gli scavi per riportare alla luce il teatro romano, che era esattamente sotto di esse.
Luigi Ancajani nel XVI secolo fu rettore dell’Università di Padova.
Carlo Ancajani arrivò ad essere comandante dell’esercito pontificio nella battaglia di Faenza del 1797, ove venne sconfitto dai francesi. Fu poi comandante della fortezza di Castel S. Angelo. Sposò la principessa Gabriella ed ebbero come figlio Decio, che fu l’ultimo esponente della dinastia, estintasi con lui nel 1895.
Mario Ancajani fu vescovo di Gubbio e di Spoleto nei primi ani del XIX secolo.
Description
La famiglia Ancajani si insediò a Spoleto nel XII secolo. Si narra che Carlo Goldoni dedicò ad Antonio Ancajani la commedia "Gli Innamorati" (scritta in italiano ed ambientata a Milano). Infatti fu loro ospite e pare che rimase così contento della scoperta del tartufo, col quale gli Ancajani condivano le pietanze, da spingersi a questa dedica.
Il suo palazzo risale alla seconda metà del XVII secolo, ed affaccia su Piazza della Libertà e sul Teatro Romano.
Esso è dotato di un amplissimo atrio, con accesso sia dalla piazza che dal retro, dal quale parte una larga e luminosa scalinata che porta ai piani superiori.
La facciata è in pietra, il portone principale è sovrastato da un balcone che poggia su colonne. I timpani delle finestre del primo piano sono di tre tipologie diverse, in simmetria. Si noti la diversa ricchezza delle finestre del primo piano (il "piano nobile") e di quelle del secondo ed ultimo piano. Questo stile, comune a tutti i palazzi dell'epoca, rispecchia il diverso uso dei piani del palazzo: al piano nobile, con poche scale, ma a distanza di sicurezza dai malintenzionati, i proprietari. All'ultimo piano o al sottotetto la servitù.
Nel 1820 fu acquistato dalla "Camera Apostolica", ed adibito a "Palazzo della Delegazione Apostolica". Fu, poi, sede della Prefettura Napoleonica del Trasimeno e della Provincia.
Negli anni sessanta del XX secolo era in pessime condizioni. I restauri lasciarono volutamente a vista l'ala destra del palazzo, senza intonaco, per evidenziare la costruzione in grossi blocchi lapidei.
Aveva le sue stalle dietro le arcate che sono alla sua destra. Furono demolite quando, in base alla intuizione di Giuseppe Sordini, si fecero gli scavi per riportare alla luce il teatro romano, che era esattamente sotto di esse.
Luigi Ancajani nel XVI secolo fu rettore dell'Università di Padova.
Carlo Ancajani arrivò ad essere comandante dell'esercito pontificio nella battaglia di Faenza del 1797, ove venne sconfitto dai francesi. Fu poi comandante della fortezza di Castel S. Angelo. Sposò la principessa Gabriella ed ebbero come figlio Decio, che fu l'ultimo esponente della dinastia, estintasi con lui nel 1895.
Mario Ancajani fu vescovo di Gubbio e di Spoleto nei primi ani del XIX secolo.