Villa Redenta

  • Villa Redenta

    • Villa Redenta 06/01/2023
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Sebbene si presuma la preesistenza di un insediamento romano, l’origine di questa meravigliosa villa si deve ad una delle più famose famiglie di Spoleto, quella dei Martorelli. Gerolamo Pianciani Martorelli modificò, congiunse ed ingrandì due edifici di epoca romana, nel XVI secolo.

Verso la fine del  XVIII secolo, passò in proprietà alla famiglia Locatelli (ai fratelli Fabrizio Martorelli e Francesco Maria Locatelli, Vescovo di Spoleto per 40 anni) e subì così alcune modifiche e la aggiunta del refettorio e della dèpendance.

Poi fu acquistata all’asta giudiziaria da Francesco Marignoli che, nel 1823. Egli poi la vendette al Papa spoletino Leone XII (o forse la comprò all’asta su incarico di questi proprio per poi rivendergliela). Gli eredi Leone XII la vendettero nel 1885 al figlio di Francesco, Filippo, senatore del regno. Di qui la denominazione di “Redenta”.

Nel 1957 venne venduta ai Padri Minori Conventuali e divenne sede del Collegio Missionario di S. Antonio. Infine nel 1973 fu acquistata dalla Provincia di Perugia che ne è tutt’or la proprietaria.

Fu abitata anche dai pontefici Pio VI (nel 1782) e Pio VII (nel 1805, di passaggio a Spoleto al ritorno da un viaggio in Francia).

Nel 1938 si tenne qui il matrimonio di Degna Marconi, figlia di Beatrice O’Brian e Guglielmo Marconi.

L’edificio ha pianta massiccia, sormontata da due torri di diversa foggia. Al piano terreno, verso il giardino, l’entrata si apre su tre archi. La facciata su Via Flaminia ha un portone sormontato da balconcino con ringhiera in ferro battuto.

All’interno affreschi del 1500 e decorazioni del XVII e XIX secolo, nonchè sale di particolare ambientazione, come quella del Canova o quella cinese. E’ anche visibile un pavimento di epoca romana.

Il complesso è formato anche da altri edifici: il gazebo del caffè, la foresteria, le scuderie (oggi sala Mario Monterosso, sala convegni), la cappella. Nel giardino un piccolo boschetto e finti resti romani. Notevole e maestosa la presenza  secolare del cedro del Libano alto 20 metri.

All’interno il parco di grande valore paesaggistico-ambientale, con un bel piazzale a prato, un delizioso teatrino all’aperto, al centro una fontana con obelisco, a lato un tempietto e poco discosto una grande vasca in pietra con belle bocche per l’acqua.

Di grande varietà la vegetazione, che consta anche di un boschetto. Il tutto ornato da finte rovine romane.

E’ usata come parco pubblico, spazio per conferenze e convegni, area espositiva, è aperta al pubblico e sede di mostre e rappresentazioni.

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