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San Marco in pomeriis
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07/01/2023
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Questa è una posizione molto importante: il “pomerio”, zona consacrata ma posta fuori dalle mura ove si dovevano deporre le armi prima di entrare in città, quindi luogo insieme sacro e politico / militare.
Già nel VI secolo esisteva una chiesetta di San Marco. Probabilmente la fondò e di certo vi predicò l’abate Eleuterio, altro monaco siriano giunto a Spoleto, che portò qui i benedettini, probabilmente quando San Benedetto ( 480 – 547) ancora era in vita. Ne rimangono dei resti con delle arcate a monte della successiva Chiesa di San Marco, completata nel 1793 da Giovan Battista e Antonio Dotti. Aveva un pavimento con figure, forse riveniente dalla precedente, che è ora conservato nel museo del Ducato (vedi foto).
Fu casualmente scoperta durante dei lavori di sterro nel giugno del 1929. Attualmente è inaccessibile e ricoperta di vegetazione, ma altrettanto affascinante per la sua particolare posizione: della chiesa del VI secolo, si distinguono ormai a malapena, soffocati dal terreno e dalla vegetazione, i due archi della probabile cripta.
Description
Questa è una posizione molto importante: il "pomerio", zona consacrata ma posta fuori dalle mura ove si dovevano deporre le armi prima di entrare in città, quindi luogo insieme sacro e politico / militare.
Già nel VI secolo esisteva una chiesetta di San Marco. Probabilmente la fondò e di certo vi predicò l'abate Eleuterio, altro monaco siriano giunto a Spoleto, che portò qui i benedettini, probabilmente quando San Benedetto ( 480 - 547) ancora era in vita. Ne rimangono dei resti con delle arcate a monte della successiva Chiesa di San Marco, completata nel 1793 da Giovan Battista e Antonio Dotti. Aveva un pavimento con figure, forse riveniente dalla precedente, che è ora conservato nel museo del Ducato (vedi foto).
Fu casualmente scoperta durante dei lavori di sterro nel giugno del 1929. Attualmente è inaccessibile e ricoperta di vegetazione, ma altrettanto affascinante per la sua particolare posizione: della chiesa del VI secolo, si distinguono ormai a malapena, soffocati dal terreno e dalla vegetazione, i due archi della probabile cripta.