Duomo (Cattedrale di Santa Maria Assunta)

  • Duomo (Cattedrale di Santa Maria Assunta)

    • Duomo (Cattedrale di Santa Maria Assunta) 06/01/2023
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Prima dell’anno mille in questa spianata (artificiale)  vi era la chiesa di S. Maria del Vescovato (probabilmente risalente al secolo VIII), distrutta, nel 1155, da Federico Barbarossa insieme alla chiesa di S. Primiano di cui rimangono resti nella cripta.

La struttura della cattedrale risale alla fine del XII secolo, quando si procedette alla ricostruzione: probabilmente furono abbattute le mura urbiche della prima cinta, in un loro tratto, ed una parte del palazzo episcopale. Molto probabilmente fu allargata la piattaforma artificiale delle piazza, dato che la nuova Chiesa è più grande di quella distrutta. E’ da supporre che la demolizione della precedente costruzione non sia stata altro che il completamento del lavoro iniziato dal Barbarossa… si può ipotizzare un inizio dei lavori nel 1175 ed il completamento nel nel 1227. Nel mosaico della facciata è scritta la data del 1207.

Fu consacrata una prima volta da Papa Innocenzo III nel 1198, ma si suppone che, in quel momento, non fosse ancora completata. Poi, nuovamente, fu consacrata da Onorio III nel 1216, appena eletto Papa, mentre si recava da Perugia, ove si era tenuto il conclave, a Roma.

Il 30 maggio 1232 Papa Gregorio IX ascoltò qui la lettura dei cinquantatré miracoli approvati di Sant’Antonio da Padova e, dopo il canto del “Te Deum”, lo proclamò solennemente e ufficialmente “Santo”, appena un anno dopo la sua morte. Ne fissò la festa liturgica nel giorno anniversario della sua nascita in cielo, il 13 giugno. Questa cerimonia fece sì che i devoti padovani, per riconoscenza, provvidero a impermeabilizzare il tetto del Duomo col piombo.

Interventi successivi sono stati effettuati  con l’aggiunta di un portico di stile rinascimentale fra il 1491 e il 1504 e col rifacimento degli interni nel 1600.L

La facciata è’ impreziosita da rosoni e arcate ogivali cieche. Fra i simboli dei quattro evangelisti è posto il mosaico di foggia bizantina che raffigura Cristo tra la Vergine Maria e S. Giovanni.  Il rosone centrale, del XII secolo, è al centro di un quadrato che negli angoli ha i simboli dei quattro Evangelisti. Esso, a sua volta, sormonta una galleria cieca di cinque colonnine e due telamoni.

Il campanile è coevo alla chiesa (XII secolo) ed è costruito in grandi conci squadrati, in parte provenienti dalle precedenti strutture. E’ altro circa 60 metri e si sale con 151 gradini (diseguali). La cella campanaria fu aggiunta solo nel 1512 da Cione di Taddeo e Cola da Caprarola. Fu poi restaurata nel 1558 da Bernardino di Daniele da Carona e nel 1846 quando fu danneggiata da un fulmine. Fu usato anche per rifornire la Rocca, assediata da Braccio Fortebraccio nel 1419. Tramite una fune vi si inviavano i rifornimenti.

Il precedente portico fu demolito nel 1491. Nei successivi cinque anni  Ambrogio di Antonio Barocci da Milano e Pippo di Antonio da Firenze costruirono quello attuale, composto da cinque archi, coi pulpiti laterali. Una delle colonne del vecchio portico è ora in fondo a Via dell’Arringo a sinistra. Un’altra a sinistra delle scalette che scendono a piazza della Signoria.

L’interno è a tre navate e sei campate, con colonne a capitello corinzio. Ospita fra le tante opere di grande pregio artistico un affresco con Madonna e Santi del Pinturicchio, e nel transetto destro la tomba del pittore Filippo Lippi, che, insieme ai suoi seguaci, realizzò gli affreschi “Presepio“, “l‘Annunciazione“, la “Dormitio“ e “l‘Incoronazione della Vergine“.

Nel 1638 il Cardinale Francesco Barberini commissionò a Luigi Arrigucci (ed al suo aiutante Domenico Castelli) la trasformazione dell‘interno in stile barocco, su desiderio di suo zio Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII, che era stato vescovo di Spoleto dal 1608 al 1617, ed in suo ricordo Francesco commissionò un suo busto in bronzo a Gian Lorenzo Bernini (1640). Era posto sopra il portale, ora è conservato al Museo Diocesano, ed una copia è in controfacciata. Durante questi lavori furono allargate le navate laterali e il transetto. Dell‘impianto romanico restano il pavimento della navata centrale e l‘abside centrale.

Ad un ulteriore intervento del XIX secolo attese Giuseppe Valadier, l‘architetto di Piazza del Popolo e del Pincio a Roma. Iniziò i lavori nel 1785 ( a soli 23 anni) e li compì nel 1792. In questi sette anni, avvalendosi del maestro scalpellino Alessando dell’Oste, creò anche l’altare maggiore e gli altari delle navate.

L’affresco della facciata fu restaurato intorno al 1827 per ordine del Papa di famiglia spoletina Annibale Sermattei della Genga, Leone XII.

Nella nicchia della navata sinistra è stata collocata una delle opere più importanti del Duomo di Spoleto: il “Crocifisso“, pergamena dipinta applicata su tavola, di Alberto Sotio (1187). Proviene dalla Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo. Sempre in una cappella sulla sinistra, cappella delle reliquie, si trova una lettera autografa di San Francesco, a frate Leone (vedi). Nella apposita cappella in fondo alla navata di destra la SS. Icona (vedi).

Fino al 1930 l’altare era sormontato da un baldacchino, fu demolito perché nascondeva i dipinti del Lippi.

Per il resto dell’ingente e ricco patrimonio artistico contenuto dal Duomo rimandiamo a specifiche guide e agli apparecchi audiovisivi ivi presenti.

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Mappa fornita da OpenStreetMap.org

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