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Santa Eufemia
- 21/01/2023
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La chiesa, che giace oggi sul cortile del Vescovado della Diocesi di Spoleto – Norcia, risale alla prima metà del secolo XII, ed è di stile romanico spoletino con influenze lombardo-venete, soprattutto nel matroneo.
Le prime notizie dell´edificio sono del X secolo, quando ad esso fu unito un monastero benedettino.
Si narra che Gunderada, fondatrice e madre Badessa del monastero, nel 980 vi portò il corpo del vescovo spoletino Giovanni, ucciso dai Goti nel Vi secolo, cui, inizialmente, la Chiesa era intitolata. Poi venne intitolata a Santa Lucia e solo per ultimo a Santa Eufemia.
Secondo la tradizione Santa Eufemia era nata in Bitinia (al nord della odierna Turchia, vicino al Bosforo) intorno al 288 d.C., da famiglia di nobili cristiani. Arrestata a 15 anni con altri 49 cristiani per la sua fede, fu gettata nell’anfiteatro ai leoni che la uccisero. Però, dopo averne mangiato la sua mano destra, si accorsero della sua santità e più non vollero dilaniarla, tanto che il corpo poté essere recuperato e venerato.
La chiesa venne poi riedificata nel XII secolo.
Nel XVII secolo, dopo il terremoto del 1571, alcuni azzardati adattamenti divisero l´edificio in due piani, destinando la parte inferiore al culto e la parte superiore a uffici del palazzo Vescovile.
Rimase così fino al 1907 quando si procedette al completo restauro della struttura, terminato nel 1954.
La facciata, divisa da una modanatura orizzontale, consta di due spioventi con sopraelevatura centrale ed archetti pensili, che si ripetono sulla parte superiore dell’edificio. Al centro una vistosa bifora, ai lati due monofore ed un portale a rincassi concentrici.
L’interno è disegnato su tre navate, alte e strette, con 3 absidi, ed un nartece interno.
Le colonne sono tutte diverse, evidente segno di riuso.
Contiene pregevoli opere pittoriche ed un paliotto in marmo del 1200, posto sull’altare maggiore.
Al matroneo si accede dal palazzo vescovile. Ma altra ipotesi è che non si tratti del matroneo bensì, in senso inverso, dell’accesso ad una chiesa palatina.
Le tre belle absidi incombono su Via dell’Arringo e Piazza Duomo.
La torre campanaria è di molto posteriore, in stile falso antico.
In “Don Matteo” è la chiesa di cui Don Matteo prima e Don Massimo poi sono parroci.