Monastero di San Paolo Inter Vineas

  • Monastero di San Paolo Inter Vineas

    • Monastero di San Paolo Inter Vineas 14/01/2023
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L’edificio prende, ovviamente,  il nome dalla chiesa intitolata all’apostolo Paolo. Con tutta probabilità sorge sul luogo di preesistente edificio sacro, stando alle leggendo sotto riportate.

L’attuale fu costruito intorno all’anno mille. Abbiamo, presso il nostro Archivio di Stato (vedi) la pergamena originale con la quale, il 15 giugno del 1002, il Vescovo Lupo (o Lupone) donò a alla badessa Berta, che egli stesso aveva nominato, 30 modioli di terreno, con alberi di mele e altri generici, in una località denominata S. Boroto. Alcuni identificano questo toponimo con il luogo del monastero, altri come una zona vicino Beroide, i cui proventi dovevano servire e sono serviti per finanziare la costruzione e la gestione del monastero. Nel documento si parla di un “nuovo” monastero, quindi potrebbe essere dimostrata la preesistenza. Oppure “nuovo” potrebbe essere riferito ad “ulteriore” rispetto a quelli già esistenti in città.

Nel 1234 Papa Gregorio IX si recò a Spoleto appositamente per consacrare la chiesa, e  diede il monastero alle regola delle Clarisse, regola ricevuta da San Francesco nel 1215, pochi anni prima.

Nel XIV secolo il luogo fu vittima delle faide cittadine tra opposte fazioni, fin che nel 1396 le monache si trasferirono a S. Agata, all’interno delle mura, luogo meno pericoloso.

Nel XVI secolo fu costruita una fontana al centro del Chiostro, che non è quella che si vede oggi.

Il complesso fu affidato ai Minori Osservanti, che lo abbandonarono nel 1816.

Nel 1817 il gonfaloniere Bernardino Montani vi aprì un “Reclusorio” di mendicità, riservato agli uomini (per le donne si usava il monastero di S. Andrea). Da allora per un secolo e mezzo servì da ospizio e manicomio.

Nei primi anni del novecento fu intitolato a Margherita di Savoia, ed aveva una sezione riservata alle cosiddette “Dementi tranquille e innocue”.

Nel 2022 sono stati iniziati i restauri del Chiostro millenario, propedutici al recupero di tutta la parte più antica.

Dal 11 aprile 2007 una ristrutturazione ha permesso di insediare, nella parte dell’ampliamento ottocentesco,  l’Istituto Alberghiero Giancarlo De Carolis. E questo ci dà modo di ricordare questo illustre personaggio della storia spoletina ed italiana.
Nato il 26 febbraio 1930, avvocato, ha esercitato la sua professione anche a livello nazionale. Per quindici anni ha ricoperto la carica di Consigliere del Comune di Spoleto.  In collaborazione con le istituzioni locali e nazionali, si è grandemente impegnato per la realizzazione a Spoleto dell’Istituto Professionale Alberghiero, del quale è stato il primo presidente del consiglio di amministrazione.
Nel 1972 è stato eletto Senatore della Repubblica nel collegio Spoleto­ Foligno­ Valnerina, dove è stato poi riconfermato anche nella successiva legislatura. Dal 1982 al 1986 ha ricoperto il prestigioso incarico di Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ stato presidente della Commissione Giustizia del Senato e, nell’anno 1978, è stato relatore della legge sull’equo canone. Il suo nome, nella storia del Parlamento nazionale, è stato legato anche alla riforma del diritto di famiglia, alla riforma carceraria, al nuovo processo del lavoro e a molte altre tematiche altrettanto significative.

Esistono due leggende che riguardano questo monastero.

S. Gregorio Magno ne fa teatro di un episodio miracoloso avvenuto a Spoleto nella seconda metà del VI sec. d.C.
Un vescovo ariano, non avendo una propria chiesa, ne domandò una al vescovo di Spoleto, ovviamente cristiano, per celebrare la messa della sua eresia. Ricevendo una risposta negativa volle, con la forza, occupare quella di San Paolo. Quando tentò di entrare tutte le porte e le finestre presero a battere e la chiesa si illuminò imporvvisamente e miracolosamente. Il vescovo ariano rimase cieco e dovette scappare.
Ne narra San Grregorio Magno ne “I Dialoghi”.
In realtà pare che il “miracolo” sia dovuto al lavoro dei cristiani del monastero, che sbarrarono le porte e le finestre della chiesa ed attesero l’arrivo del longobardo. Quando questi giunse presero a battere ciascuna un infisso ed accesero tutte le candele e le torce che possedevano.

 

 

 

Description

L'edificio prende, ovviamente,  il nome dalla chiesa intitolata all’apostolo Paolo. Con tutta probabilità sorge sul luogo di preesistente edificio sacro, stando alle leggendo sotto riportate.

L'attuale fu costruito intorno all'anno mille. Abbiamo, presso il nostro Archivio di Stato (vedi) la pergamena originale con la quale, il 15 giugno del 1002, il Vescovo Lupo (o Lupone) donò a alla badessa Berta, che egli stesso aveva nominato, 30 modioli di terreno, con alberi di mele e altri generici, in una località denominata S. Boroto. Alcuni identificano questo toponimo con il luogo del monastero, altri come una zona vicino Beroide, i cui proventi dovevano servire e sono serviti per finanziare la costruzione e la gestione del monastero. Nel documento si parla di un "nuovo" monastero, quindi potrebbe essere dimostrata la preesistenza. Oppure "nuovo" potrebbe essere riferito ad "ulteriore" rispetto a quelli già esistenti in città.

Nel 1234 Papa Gregorio IX si recò a Spoleto appositamente per consacrare la chiesa, e  diede il monastero alle regola delle Clarisse, regola ricevuta da San Francesco nel 1215, pochi anni prima.

Nel XIV secolo il luogo fu vittima delle faide cittadine tra opposte fazioni, fin che nel 1396 le monache si trasferirono a S. Agata, all'interno delle mura, luogo meno pericoloso.

Nel XVI secolo fu costruita una fontana al centro del Chiostro, che non è quella che si vede oggi.

Il complesso fu affidato ai Minori Osservanti, che lo abbandonarono nel 1816.

Nel 1817 il gonfaloniere Bernardino Montani vi aprì un “Reclusorio” di mendicità, riservato agli uomini (per le donne si usava il monastero di S. Andrea). Da allora per un secolo e mezzo servì da ospizio e manicomio.

Nei primi anni del novecento fu intitolato a Margherita di Savoia, ed aveva una sezione riservata alle cosiddette “Dementi tranquille e innocue”.

Nel 2022 sono stati iniziati i restauri del Chiostro millenario, propedutici al recupero di tutta la parte più antica.

Dal 11 aprile 2007 una ristrutturazione ha permesso di insediare, nella parte dell'ampliamento ottocentesco,  l'Istituto Alberghiero Giancarlo De Carolis. E questo ci dà modo di ricordare questo illustre personaggio della storia spoletina ed italiana.
Nato il 26 febbraio 1930, avvocato, ha esercitato la sua professione anche a livello nazionale. Per quindici anni ha ricoperto la carica di Consigliere del Comune di Spoleto.  In collaborazione con le istituzioni locali e nazionali, si è grandemente impegnato per la realizzazione a Spoleto dell’Istituto Professionale Alberghiero, del quale è stato il primo presidente del consiglio di amministrazione.
Nel 1972 è stato eletto Senatore della Repubblica nel collegio Spoleto­ Foligno­ Valnerina, dove è stato poi riconfermato anche nella successiva legislatura. Dal 1982 al 1986 ha ricoperto il prestigioso incarico di Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E' stato presidente della Commissione Giustizia del Senato e, nell’anno 1978, è stato relatore della legge sull’equo canone. Il suo nome, nella storia del Parlamento nazionale, è stato legato anche alla riforma del diritto di famiglia, alla riforma carceraria, al nuovo processo del lavoro e a molte altre tematiche altrettanto significative.

Esistono due leggende che riguardano questo monastero.

S. Gregorio Magno ne fa teatro di un episodio miracoloso avvenuto a Spoleto nella seconda metà del VI sec. d.C.
Un vescovo ariano, non avendo una propria chiesa, ne domandò una al vescovo di Spoleto, ovviamente cristiano, per celebrare la messa della sua eresia. Ricevendo una risposta negativa volle, con la forza, occupare quella di San Paolo. Quando tentò di entrare tutte le porte e le finestre presero a battere e la chiesa si illuminò imporvvisamente e miracolosamente. Il vescovo ariano rimase cieco e dovette scappare.
Ne narra San Grregorio Magno ne "I Dialoghi".
In realtà pare che il "miracolo" sia dovuto al lavoro dei cristiani del monastero, che sbarrarono le porte e le finestre della chiesa ed attesero l'arrivo del longobardo. Quando questi giunse presero a battere ciascuna un infisso ed accesero tutte le candele e le torce che possedevano.

 

 

 

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Mappa fornita da OpenStreetMap.org

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