S. Gregorio Magno, ne “I Dialoghi”, lo fa teatro di un episodio miracoloso avvenuto a Spoleto nella seconda metà del VI sec. d.C.
Un vescovo ariano, non avendo una propria chiesa, ne domandò una al vescovo di Spoleto, ovviamente cristiano, per celebrare la messa della sua eresia. Ricevendo una risposta negativa volle, con la forza, occupare quella di San Paolo. Quando tentò di entrare tutte le porte e le finestre presero a battere e la chiesa si illuminò improvvisamente e miracolosamente. Il vescovo ariano rimase cieco e dovette scappare.
In realtà pare che il “miracolo” sia dovuto al lavoro dei cristiani del monastero, che sbarrarono le porte e le finestre della chiesa ed attesero l’arrivo del longobardo. Quando questi giunse presero a battere ciascuna un infisso ed accesero tutte le candele e le torce che possedevano.
-
Monastero di San Paolo Inter Vineas
-
14/01/2023
-
-
€0,00
L’edificio prende, ovviamente, il nome dalla chiesa intitolata all’apostolo Paolo. Con tutta probabilità sorge sul luogo di preesistente edificio sacro, stando alle leggende sotto riportate.
L’attuale fu costruito intorno all’anno mille. Abbiamo, presso il nostro Archivio di Stato (vedi) la pergamena originale con la quale, il 15 giugno del 1002, il Vescovo Lupo (o Lupone) donò a alla badessa Berta, che egli stesso aveva nominato, 30 modioli di terreno, con alberi di mele e altri generici, in una località denominata S. Boroto. Alcuni identificano questo toponimo con il luogo del monastero, altri come una zona vicino Beroide, i cui proventi dovevano servire e sono serviti per finanziare la costruzione e la gestione del monastero. Nel documento si parla di un “nuovo” monastero, quindi potrebbe essere dimostrata la preesistenza. Oppure “nuovo” potrebbe essere riferito ad “ulteriore” rispetto a quelli già esistenti in città.
Nel 1232 Papa Gregorio IX si recò a Spoleto appositamente per consacrare la chiesa di San Paolo ed il Duomo, e diede il monastero alle regola delle Clarisse, regola ricevuta da San Francesco nel 1215, pochi anni prima.
Nel XIV secolo il luogo fu vittima delle faide cittadine tra opposte fazioni, fin che nel 1396 le monache si trasferirono a S. Agata, all’interno delle mura, luogo meno pericoloso.
Nel XVI secolo fu costruita una fontana al centro del Chiostro, che non è quella che si vede oggi.
Il complesso fu affidato ai Minori Osservanti, che lo abbandonarono nel 1816.
Nel 1817 il gonfaloniere Bernardino Montani vi aprì un “Reclusorio” di mendicità, riservato agli uomini (per le donne si usava il monastero di S. Andrea). Da allora per un secolo e mezzo servì da ospizio e manicomio.
Nei primi anni del novecento fu intitolato a Margherita di Savoia, ed aveva una sezione riservata alle cosiddette “Dementi tranquille e innocue”.
Nel 2022 sono stati iniziati i restauri del Chiostro millenario, propedeutici al recupero di tutta la parte più antica.
Dal 11 aprile 2007 una ristrutturazione ha permesso di trasferire nella parte dell’ampliamento ottocentesco l’Istituto Alberghiero.
Description
L'edificio prende, ovviamente, il nome dalla chiesa intitolata all’apostolo Paolo. Con tutta probabilità sorge sul luogo di preesistente edificio sacro, stando alle leggende sotto riportate.
L'attuale fu costruito intorno all'anno mille. Abbiamo, presso il nostro Archivio di Stato (vedi) la pergamena originale con la quale, il 15 giugno del 1002, il Vescovo Lupo (o Lupone) donò a alla badessa Berta, che egli stesso aveva nominato, 30 modioli di terreno, con alberi di mele e altri generici, in una località denominata S. Boroto. Alcuni identificano questo toponimo con il luogo del monastero, altri come una zona vicino Beroide, i cui proventi dovevano servire e sono serviti per finanziare la costruzione e la gestione del monastero. Nel documento si parla di un "nuovo" monastero, quindi potrebbe essere dimostrata la preesistenza. Oppure "nuovo" potrebbe essere riferito ad "ulteriore" rispetto a quelli già esistenti in città.
Nel 1232 Papa Gregorio IX si recò a Spoleto appositamente per consacrare la chiesa di San Paolo ed il Duomo, e diede il monastero alle regola delle Clarisse, regola ricevuta da San Francesco nel 1215, pochi anni prima.
Nel XIV secolo il luogo fu vittima delle faide cittadine tra opposte fazioni, fin che nel 1396 le monache si trasferirono a S. Agata, all'interno delle mura, luogo meno pericoloso.
Nel XVI secolo fu costruita una fontana al centro del Chiostro, che non è quella che si vede oggi.
Il complesso fu affidato ai Minori Osservanti, che lo abbandonarono nel 1816.
Nel 1817 il gonfaloniere Bernardino Montani vi aprì un “Reclusorio” di mendicità, riservato agli uomini (per le donne si usava il monastero di S. Andrea). Da allora per un secolo e mezzo servì da ospizio e manicomio.
Nei primi anni del novecento fu intitolato a Margherita di Savoia, ed aveva una sezione riservata alle cosiddette “Dementi tranquille e innocue”.
Nel 2022 sono stati iniziati i restauri del Chiostro millenario, propedeutici al recupero di tutta la parte più antica.
Dal 11 aprile 2007 una ristrutturazione ha permesso di trasferire nella parte dell'ampliamento ottocentesco l'Istituto Alberghiero.
S. Gregorio Magno, ne “I Dialoghi”, lo fa teatro di un episodio miracoloso avvenuto a Spoleto nella seconda metà del VI sec. d.C.
Un vescovo ariano, non avendo una propria chiesa, ne domandò una al vescovo di Spoleto, ovviamente cristiano, per celebrare la messa della sua eresia. Ricevendo una risposta negativa volle, con la forza, occupare quella di San Paolo. Quando tentò di entrare tutte le porte e le finestre presero a battere e la chiesa si illuminò improvvisamente e miracolosamente. Il vescovo ariano rimase cieco e dovette scappare.
In realtà pare che il “miracolo” sia dovuto al lavoro dei cristiani del monastero, che sbarrarono le porte e le finestre della chiesa ed attesero l’arrivo del longobardo. Quando questi giunse presero a battere ciascuna un infisso ed accesero tutte le candele e le torce che possedevano.